..ma a me piace anche il cinema..

venerdì 28 dicembre 2018

La progenie di Abaddon - di Rob Himmel

Buonasera amici lettori!
Come promesso, continuo a scrivere recensioni che avevo pronte e chiuse nel cassetto.
Oggi tocca a una vecchia conoscenza, con un nuovo lavoro, pubblicato da poco.
Rob mi ha mandato il suo libro moooolto tempo fa, quindi mi scuso per il ritardo.
Ho già parlato con l'autore delle mie impressioni, che non sono del tutto positive.
Cominciamo dalla trama: è molto bella e ben studiata, nonché ben sviluppata, ricca e bene impostata.
I personaggi, sono tanti e alcuni sono davvero poco chiari, oltre ad essere difficili da ricordare per via dei nomi davvero particolari, dettaglio che ne rende difficile la collocazione, a memoria, nella storia: spesso mi sono chiesta "e mò questo chi è? l'ho già incontrato? Ah, sì, è quello con il nome strano... no, è un altro con il nome strano", insomma dilemma! Diverso invece il discorso per i personaggi principali, che sono chiari, ben caratterizzati e hanno nomi abbastanza semplici da ricordare.
Ho trovato la prima parte molto descrittiva e discretamente lenta, ma ci si approccia a una storia articolata e credo che sia doveroso dare spiegazioni.
Per tutto il volume mi sono imbattuta in frasi che non ho proprio capito, non per il contesto in cui si trovavano o per l'impostazione, semplicemente non sono riuscita a dargli un senso concreto.
Nota molto dolente è, a parer mio, l'impostazione della narrazione: le frasi sono molto brevi, dall'inizio alla fine del libro, spesso non contengono più di cinque parole; moda che sinceramente non apprezzo perchè tende a far andare il lettore di fretta, senza riuscire a fargli passare il messaggio della storia in sé.
Vi starete chiedendo: è un libro che Simona consiglierebbe? La risposta è "Sì e No", dipende dal gusto personale: se vi piacciono i libri dalla bella trama, con belle ambientazioni e di carattere, ma non badate all'impostazione del testo, allora dovete leggerlo. Se seguite le mode letterarie e vi piacciono i libri impostati in questo modo, ne vale davvero la pena. Se non vi piace questa nuova impostazione editoriale, allora desistete.
Il mio resta il semplice parere di una lettrice e ringrazio Rob per avermi resa partecipe di questa nuova avventura!

giovedì 27 dicembre 2018

L'eccezionalità dell'anonimato - di Antonino Tarquini

Eccomi di nuovo qui per un'altra recensione.
Ho letto questa raccolta di racconti qualche mese fa e mi scuso per il ritardo con cui scrivo le mie impressioni a riguardo.
Ogni storia raccontata sembra essere scritta da una persona diversa, l'autore ha avuto la capacità di far parlare l'io narrante ogni volta in un modo differente, cosa che ho trovato davvero stimolante.
Si tratta di storie semplici, di gente comune, gente anonima appunto, della quale nessuno parla perchè si tende sempre a raccontare di avvenimenti "speciali". La bellezza di questo libro sta soprattutto in questo, nella semplicità dei personaggi, nella normalità dei fatti raccontati.
L'intero libro è scritto molto bene e in modo originale, i personaggi, storia dopo storia, sono semplici da comprendere e delineare perchè potrebbero essere le persone che vivono accanto a noi.
Il narrato passa dall'essere estremamente dolce a pesantemente duro, in base all'argomento trattato.
La storia che mi è rimasta più impressa è una conversazione di Whatsapp, che è talmente realistica da farti sentire parte della chat, uno spaccato di attualità che, al di là del pensiero politico espresso, rispecchia quello che è il mondo di oggi.
Un libro che consiglio, per dare voce a tutti quegli anonimi comuni mortali che popolano il nostro mondo.
Grazie Antonino per questa bella esperienza!

Lorien Legacy - di Pittacus Lore

Buon pomeriggio cari lettori!
Mi scuso per la prolungata assenza, ma le cose da fare aumentano e il tempo diminuisce.
Avevo tante recensioni pronte, solo da trascrivere e pubblicare, quindi comincio da qui.
Ho letto, spalmata nel tempo, tutta la saga di Lorien (sette libri) e ora sono pronta a darvi le mie impressioni.
Il primo volume l'ho divorato ("sono il numero quattro") e mi è piaciuto davvero tanto: la storia è ben scritta, la trama avvincente, il ritmo mai noioso.
Si tratta di un genere che non leggo spesso, mi sono imbattuta in poche storie di alieni nel mio percorso di lettrice, però l'ho trovato molto originale rispetto, non so, a tutti i film che passa Hollywood per esempio. Meglio non parlare del film ispirato al primo libro di questa saga: una schifezza pari solo a Shadowhunters, tanto che mi chiedo come l'autore in questo caso, e l'autrice nel secondo, abbia potuto accettare una trasposizione cinematografica tanto scadente e lontana dalla storia scritta.
Va bene, torniamo alla saga.
Il secondo volume ("il potere del numero sei") è più o meno sulla stessa linea del primo, stesso ritmo, suscita la stessa voglia di andare avanti anche a costo di non cenare. La storia comincia a svilupparsi e si scoprono dettagli importanti, i personaggi cominciano a delinearsi e la trama si infittisce.
Arrivati al terzo libro ("la vendetta del numero nove") la storia comincia a perdere. Perde in azione, perde di attrattiva, perde ritmo. Ho cominciato a non poterne più di determinati avvenimenti "allunga brodo" messi lì senza un motivo reale.
Con il quarto ("la sfida del numero cinque") comincia il vero e proprio declino. I personaggi ormai sono chiari, le dinamiche sono tutte tracciate, ma nonostante questo, servono altri tre libri per arrivare al punto.
Ho cominciato davvero a perdere interesse con il quinto volume ("il ritorno del numero sette") che è l'allunga brodo dell'allunga brodo. Un continuo "loro vengono catturati, noi andiamo a salvarli" e viceversa.
Il fondo viene toccato con il sesto libro ("il destino del numero dieci") che è il preludio per la fine della saga stessa: ho cominciato a contare le pagine che mi separavano dalla fine nella quale, finalmente, accade qualcosa di diverso. Pensavo finissero lì invece, arrivata in fondo al volume, ho scoperto a malincuore che ci fosse ancora un "capitolo conclusivo" ("tutti per uno").
NOIA MORTALE!
Vorrei conoscere la persona che ha dato il titolo a ogni libro: ti aspetti che "il potere del numero sei" parli principalmente di quello, o "la vendetta del numero nove" abbia a che fare con una vera e propria vendetta, invece no! Ti sbagli! Solo il primo volume, "sono il numero quattro", parla effettivamente del numero quattro.
Il finale l'ho trovato decisamente scontato, degno di una saga che, tutto sommato, risulta essere mediocre agli occhi di un lettore accanito.
Peccato: il mio rapporto con questa storia era partito davvero bene, ma se proprio vogliamo dirla tutta, sarebbero bastati al massimo quattro libri per raccontare tutto al meglio, senza troppi fronzoli inutili e senza vicende buttate lì per riempire le pagine (stavo per scrivere "per fare numero" ahahahahah).
Questa volta è dura capire se ne consiglio o meno la lettura: non lo so neanche io. Leggetela, la saga, se non avete grandi pretese e se non siete i tipi che dicono "Uh, che palle, ma non potevi evitare di scrivere questa parte inutile?". A me è capitato spesso.
Ma questo, come sempre, è solo il mio parere da lettrice.

giovedì 28 giugno 2018

il complotto universale - nuova edizione - di Paola Costanzo

Buonasera amici lettori!
Lo so, lo so, è da tempo ormai che non mi faccio viva. Mea culpa, ma ho le mie buone ragioni, giuro.
Qualche tempo fa Paola mi ha chiesto di recensire il suo libro, la recensione alla prima edizione risale al gennaio 2017, poi qualche settimana fa mi ha inviato la seconda edizione.
Partiamo dalla copertina: decisamente più accattivante della precedente.
La storia, dopo l'editing, ha guadagnato parecchi punti. La trama era già bella prima, ma ora è sviluppata in maniera più completa. La struttura del testo è decisamente migliore, nonostante sia rimasto l'eccessivo utilizzo di puntini di sospensione, che personalmente non amo, gli spigoli che si contrapponevano alla riuscita dell'opera sono stati smussati.
La storia è nuova ed appassionante, un salto nel futuro che, stando alle descrizioni e alle ambientazioni, può risultare fantasticamente reale.
Come già detto in passato, non riesco a collocare questo fantasy in un genere specifico, ma si tratta davvero di un bel lavoro.
I dialoghi hanno acquisito forma concreta, restando verosimili e diventando scorrevoli e piacevoli.
Una storia che consiglio a tutti coloro i quali hanno voglia di fare un viaggio fantastico.

ps: di seguito lascio il link alla recensione precedente https://amepiaceleggere.blogspot.com/2017/01/il-complotto-universale-di-paola.html

venerdì 11 maggio 2018

intervista al lettore/scrittore n. 21 Francesco Tenucci

Buon pomeriggio cari lettori!
Quest'oggi conosceremo un nuovo amico, un amante del mondo fantastico un po' retrò!
conosciamolo insieme, vi va?

nome:Francesco Tenucci

sei un lettore o un autore?Entrambi, perché, a mio modesto avviso, per diventare il secondo occorre essere stati il primo. E occorre rimanerlo sempre.

Quali sono le tue letture preferite?I grandi, i Classici di tutte le epoche e di tutte le nazionalità. Coloro che abbiano avuto qualcosa da dire all’umanità.  In particolare, prediligo la letteratura anglosassone: Tolkien, Lewis, Chesterton, Marshall, Wodehouse, O’Brian. Ma anche Italiana come Guareschi e Tombari. Ho avuto la fortuna di ricevere una formazione classica e leggo, con piacere, qualsiasi autore abbia da additarmi una tappa lunga l’impervia e interminabile via che conduce alla consapevolezza. Sa Seneca a Jung. Da Platone a Hellinger.

Quale genere scrivi?In fondo, si potrebbe dire gli stessi che leggo. Senza pretendere di raggiungere le vette del nomi citati, sia chiaro. Intendo dire, che sia il genere della narrativa classica, che il fantasy classico, nei quali mi son espresso secondo l’ispirazione del momento, hanno sempre rappresentato la crescita spirituale del protagonista e, ci si augura, dell’autore. “Aiace, il Paese delle Nuvole” e il suo seguito “Tutti mi dicon Maremma”, son ambientati, è vero, nella Maremma Toscana, ma poche altre terre in Italia son così strabocchevoli di leggende, storie e miti che le leghino strettamente al  Nord Europa e, in particolare all’Inghilterra. Basti pensare all’eremo di San Colombano a Canino, il santo che convertì Irlanda, Scozia e giù, giù fino a noi. O a San Guglielmo di Malavalle, valle maremmana, che, prima della conversione era Duca d’Aquitania. Per non parlare della Spada nella Roccia, che si trova, in realtà, a San Galgano in provincia di Siena. Ma, davvero, gli esempi si sprecano. E tutto ciò ha profondamente influenzato il mio animo e il mio stile. Non a caso la storia dell’ultimo romanzo fantasy, “I Tre Regni”, appunto, nasce in Toscana, si sviluppa in Scozia e proprio nell’eremo di San Colombano si compie e conclude. E sempre nelle cupe brume e saghe che avvinghiarono gli albori eroici dell’umanità in cui si dibatté il Beowulf, combatte, ad esempio, il mio assai più modesto Anselmo in “Anselmo dei Boschi”.

Quando hai iniziato a scrivere?Quando è nato il mio primogenito. La sua venuta ha stappato qualcosa in me, imbottigliato da tutta la vita E’ stata una benedizione in ogni senso. Come il famoso sasso che cade nello stagno. 

Cosa ti ha spinto a mettere nero su bianco  i tuoi pensieri?All’inizio un premito insopprimibile che non sapevo spiegarmi. Ora, dopo quasi vent’anni, ho compreso che si trattava del desiderio di consapevolezza. L’unica vera via per la libertà, mai disgiunta dalla Fede, ma altrettanto essenziale.

Parlami del tuo libro preferito (che hai letto) e perché ti è piaciuto tanto.Credo che ogni uomo abbia un libro nella sua vita. Un libro guida. Il mio è stato “Il Signore degli Anelli”. Me lo lesse per la prima volta ad alta voce mia madre, quando avevo tredici anni e la varicella. Da allora l’ho riletto altre undici volte. E ogni volta, al termine, piangevo, perché avvertivo distintamente che Frodo Baggins, o meglio, Sam che rappresenta Frodo adulto, era riuscito a liberarsi del suo anello. Del suo padrone oscuro. Del suo persecutore. Alla fine ce l’ho fatta anch’io, ma quel libro, beh, vorrei quasi dire che mi ha salvato la vita.

Qual è il tuo personaggio preferito in assoluto? Perché?Potrei dire Gandalf, lo stregone sempre de “Il Signore degli Anelli”, perché rappresenta il sapere volto al bene, pur racchiuso in un carattere impetuoso. Un po’ come il mio. Colui che non si arrende mai. Nemmeno alla morte. Colui che, grazie a ciò che sa e può, alla fine compie la sua missione contro ogni aspettativa e trova la pace. Tuttavia, forse, son molto più vicino a Frodo di quanto non voglia ammettere. Il bambino che si trova in ognuno di noi e che è chiamato a lottare contro il mondo degli adulti. Contro forze soverchianti, solo vinte le quali, a costo di un dolore indicibile e della rinuncia a tutto, potrà evolversi nell’adulto Sam.


Parlami del tuo lavoro di autore e delle tue opere.E’ il lavoro della mia vita. Non dal punto di vista economico, bensì formativo. E’ la lenta e mai facile conoscenza di me stesso che mi detta una trama sconosciuta, un capitolo dopo l’altro, al fine di condurmi per mano verso la verità riposta dentro di me. Ma per arrivarci…che fatica! Quando inizio a scrivere un libro non ho la più pallida idea di dove mi porterà. Non conosco la trama e nemmeno i personaggi. Si può dire che non ne sappia assolutamente nulla. Lo scritto si sviluppa da sé e tutto mi viene suggerito nei sogni, nei viaggi, nella Natura, nella preghiera. Io mi limito a fornire mani e parole.

Quanto della tua personalità c’è nei tuoi personaggi?Più di quanto sia disposto ad ammettere!

I personaggi rispecchiano le personalità di altre persone che conosci?Sì, in parte. Nei libri di narrativa toscana classica si narrano vicende di molti personaggi reali, sebbene romanzati, ma, comunque, essi tutti tendono e contribuiscono alla crescita del protagonista, sia pur solo come contorno poetico che ne nutra l’animo. Nei fantasy, invece, potremmo dire che molti di essi rappresentino le paure o incarnino le conseguenze di fatti nascosti nel passato remoto.

Vuoi condividere con me il link per acquistare il tuo libro?Beh, se proprio insisti, come dire…?! Ben volentieri 



Invieresti ad un blogger per far recensire il tuo lavoro? Con vivo piacere.

Se sì, se il tuo lavoro non piacesse al blogger e scrivesse una cattiva recensione, come la prenderesti?Vorrebbe semplicemente dire che le nostre anime non sono assonanti. Può capitare. Pax et bonum fratres!

Quanto conta per te la copertina di un libro?Inutile nascondersi che, a questo mondo, l’aspetto esteriore abbia la sua importanza. Come recita il proverbio: “Chi non è bello fortuna non ha!”.

Quanto incide il genere sulle vendite?Immagino che ciò sia sin troppo legato alle mode. Certo mi piacerebbe pensare che contasse il contenuto a prescindere da tutto il resto, ammesso che valga qualcosa, ma temo proprio che non sia sempre così.

Ci sono autori italiani che ti piacciono? Perché?Credo che pochi altri popoli abbiano avuto una produzione letteraria paragonabile alla nostra per quantità e qualità. Rileggo sempre con rapimento il Maestro Dante. Come Tomasi di Lampedusa che così bene descrive il Sud d’Italia e il suo carattere tutt’ora sopravvivente, o Pirandello che altrettanto bene dipinge gli Italiani e gli uomini in generale. E poi Giovannino Guareschi, il poeta delle cose semplici, le più importanti. 

Hai qualche titolo da consigliare ai lettori di questo blog?Volentieri. Vorrei suggerire l’intera opera di Claudio Naranjo, in particolare “Gli enneatipi nella psicoterapia” e “Carattere e Nevrosi”. Libri che aiutano davvero, chi davvero lo desideri.
Grazie infinite per la graditissima intervista che ha costituito un privilegio e genuino piacere.


Grazie a te Francesco: è stato un vero piacere conoscerti!

lunedì 26 marzo 2018

Evelyne una donna di nome Dio - di D.S. Michele

Buonasera cari amici sognatori,
lo so, lo so, sto andando a rilento con la lettura, ma piano piano mi sto portando avanti.
Stasera vi parlerò di un libro che ho acquistato tempo fa allo stand della casa editrice durante il Salone del Libro di Torino e che, per un motivo o per un altro, ha atteso a lungo sulla mensola il suo turno.
Mi sono avvicinata a questo volume attratta dalla copertina e dalla sinossi.
Siete curiosi di sapere cosa ne penso? Cominciamo.
Ho letto in più riprese questa storia, impossibilitata da problemi di salute, ma ci ho messo poco.
Già dalle prime pagine si ha l'impressione di essere catapultati nei posti descritti, segno di uno studio approfondito, da parte dell'autore, della cultura e dell'ambientazione.
Michele accompagna il lettore, prendendolo per mano, in modo graduale nel suo mondo tanto reale quanto fantastico.
La protagonista, Evelyne appunto, è un personaggio molto bello, descritto bene nella sua straordinaria normalità. Perché uso una definizione del genere? Perché lei è una donna normalissima che scopre essere "diversa", unica, che cresce sotto tutti i punti di vista con il proseguire della trama.
Parliamo della trama. E' bella e ben strutturata, originale ed accattivante. Tratta temi a me molto cari: amicizia, amore, coraggio, altruismo.
La storia fonde sogno e realtà, stravolgendo il concetto di fede di ogni credente.
I personaggi sono ben descritti, sia gli umani che quelli sovrannaturali.
Se lo si vuole categorizzare come fantasy, lo definirei urban fantasy dai risvolti romance.
Il modo di scrivere è affascinante e, nonostante l'andamento sia altalenante, a tratti lento a tratti veloce, non annoia ma appassiona.
Passiamo alla nota dolente, ciò che fa perdere molti punti alla storia: il prodotto finale, frutto di un editing oggettivamente trascurato. Non mi ergo a maestrina, sia chiaro, io stessa commetto molti errori nello scrivere, ma da lettrice credo di avere abbastanza esperienza. Ho trovato periodi spesso da rileggere per riuscire a dargli un senso compiuto, eccessiva punteggiatura spesso messa a casaccio, tempi verbali incongruenti con il tempo di narrazione. Nulla di insormontabile, sia chiaro, ma penalizza veramente tanto un libro che, se editato a dovere, sarebbe davvero senza eguali.
Sì, mi ha lasciato un po' di amaro in bocca e mi dispiace davvero tanto perchè, una volta tanto, mi sono ritrovata a leggere un libro che ho scelto in autonomia, di un esordiente, certo, ma che ho comprato.
Attendo con ansia di leggere ancora di Evelyne e del suo fantastico mondo.

giovedì 8 marzo 2018

RISVEGLIO - di Simona TRIVISANI

Buongiorno amici lettori.
Oggi è la festa della donna ed io non sono il tipo che festeggia queste cose. Vorrei però cogliere l'occasione per postarvi un breve racconto che ho scritto tempo fa per un concorso: credo si adatti molto alla giornata odierna, per non dimenticare che la donna va rispettata sempre e che non è un oggetto che si può possedere.
Buona lettura...




RISVEGLIO

Quando mi resi conto che la realtà si stava sgretolando sotto i miei piedi era ormai troppo tardi. Sapevo dove stessi andando, ero consapevole di ciò che stava per accadere ed ero pronta. Lo ero davvero?
Quel posto non mi faceva più paura, i suoi abitanti erano diventati figure familiari. E se non fossi mai tornata indietro?
Come ogni volta guardai il cielo: era blu, le stelle splendevano in costellazioni che non avevo mai visto sulla terra, avevo cercato di dar loro un nome immaginandone varie e strane forme, una più improbabile dell’altra, un po’ mi faceva sorridere, m’immaginavo come una bambina che guarda le nuvole e vede le forme più svariate.
Camminavo a piedi nudi sull’erba fredda che mi accarezzava la pelle, a volte un brivido mi correva lungo la schiena, così tiravo su una gamba e balzavo in avanti di molti più metri di quanti non ne avrei mai potuti fare sul mio pianeta. Come facevo a sapere che non mi trovavo sulla terra? Voi avete mai visto un uomo con la pelle blu sulla terra? Io no.
La prima volta che uno di quegli esseri aveva incrociato il mio cammino ho avuto un po’ di paura, devo ammetterlo, poi mi sono resa conto che non volevano altro che essere lasciati in pace e così ho fatto le volte successive. Ma avrei potuto fare diversamente?
Il bambino con i grandi occhi arancioni dondolava sempre su una piccola altalena di metallo, il suo cigolio riempiva l’aria. Sentivo uno strano odore, come di ruggine, ma non lo sentivo mai davvero: sapevo che c’era ma il mio naso non lo percepiva davvero, era più una sensazione, come quando sogni e sei consapevole di quel che ti circonda, ma non hai la certezza tangibile di ciò che è.
Continuavo sempre a camminare, seguivo ogni volta lo stesso itinerario, dovevo arrivare da lui ma non c’era fretta, io non ne avevo affatto. Il presente era una cosa relativa, restava immutato ogni volta,  doveva andare sempre allo stesso modo, sembrava di recitare le stesse scene di un film,  avevo provato a cambiare le cose ma non ci ero riuscita: le mie gambe, le mie mani, tutto si muoveva in autonomia, a prescindere dalla mia volontà. Mi sentivo come una marionetta nelle mani sapienti di un burattinaio, la mia mente cercava di ribellarsi ad esso ma non ci riuscivo nonostante tutti i miei sforzi.
Un urlo. Ormai non mi spaventava più.
Quando quella ragazza urlava si alzava in volo uno stormo di uccelli, il suo grido straziante dava i brividi. Nonostante non capissi che parole pronunciava sapevo che urlava per un forte dolore, un dolore lancinante, insopportabile. Avrei voluto aiutarla più e più volte ma arrivavo sempre troppo tardi, era insopportabile per me, non volevo alleviare il suo dolore: volevo cancellarlo.
“Corri!” mi diceva a questo punto una vocina nella mia testa. Così correvo.
Il prato lasciava spazio ad un paesaggio urbano abbandonato. Le case erano avorio come la pavimentazione di listoni di pietra. Qua e là crescevano fili d’erba tra un mattone e l’altro. Le finestre in legno, spesso rotte, si aprivano su case piccole e polverose, guardavo sempre attraverso una di esse: cercavo la ragazza nella fretta della corsa, ma oltre a tavoli e sedie rovesciati sul pavimento ed una tovaglia bianca mossa appena da un vento impercettibile non c’era nulla.
Un rumore improvviso di vetri che si infrangevano mi coglieva sempre di sorpresa, non riuscivo ad abituarmici. Mi voltavo e la città cambiava veste e colori: la vita cominciava a popolare le strade, le case s’illuminavano di luci calde, le stelle lasciavano il posto al sole. I bambini correvano mano nella mano delle loro mamme, un vecchio spingeva un carretto carico di fiori colorati, con le api che gli ronzavano intorno, l’uomo con la pelle blu porgeva un fiore ad una donna che indossava un abito dello stesso arancione dei suoi occhi.
“Perché hai smesso di correre?” diceva la vocina nella mia testa “Corri!”. Così correvo. Correvo ancora e ancora.
La gente intorno neanche mi vedeva, voleva essere lasciata in pace.
“Tra poco la vedrai” dicevo a me stessa “sei pronta?” e la mia corsa si fermava, immobile all’imboccatura di una stradina vuota. Sembrava di essere in un paese antico: i panni stesi tra i due palazzi che delimitavano la via, l’odore di ammorbidente che aleggiava nell’aria, suppongo, misto ad un odore di ruggine molto forte che a sua volta era misto ad odore di morte, la mia mente li rappresentava così almeno.
Eccola, lì nel vicolo deserto, riversa in una pozza di sangue. Aveva urlato lei, lo sapevo senza conoscerne realmente il motivo. Il suo viso non ero mai riuscita a vederlo, il sangue sgorgava da una ferita alla testa, i suoi capelli erano lunghi e scuri, sporchi di sangue, ma dal colore delle sue punte immaginavo dovessero essere biondi più o meno come i miei. Mi avvicinavo al suo corpo inerme, le giravo intorno ma il suo viso sembrava girare a seconda di dove mi posizionassi  rendendomi impossibile vederlo. Provai a scostarle i capelli, ma il risultato non cambiava, la ragazza non aveva un nome, non aveva un viso. La sua pelle era chiara, il suo abito a fiori era così sottile e leggero che sapeva d’estate, le sue scarpe erano rosse di vernice, le gambe incrociate come se, nel ricevere il colpo, il suo corpo avesse ruotato su sé stesso. Il suo sangue brillava sull’asfalto.
“Cosa ti hanno fatto?” dicevo sentendo l’eco della mia voce, mi veniva da piangere ma trattenni le lacrime, cos’aveva potuto fare di male da meritare una fine del genere? Era morta: non poteva che essere così con una ferita del genere alla testa.
“Scappa!” diceva la voce nella mia testa mentre ero china sul corpo esile della ragazza. Così scappavo senza sapere dove andare.
L’angoscia cresceva dentro di me un passo dopo l’altro.
Il vicolo terminava in una grande piazza circondata da un maestoso colonnato ma non mi ero mai soffermata ad ammirarlo a dovere, correvo troppo velocemente senza voltarmi indietro. Le persone che mi circondavano continuavano a non notarmi, come fossi invisibile. Com’è possibile non accorgersi di una persona che corre così freneticamente?
La città prendeva forme a me sempre più familiari, correvo così velocemente da avere la sensazione di volare ma non notavo i cambiamenti finché non giungevo nel cortile del mio palazzo.  Il sole stava calando e il rosa pallido dei muri cambiava colore con i colori del tramonto.
Ero braccata, lo sentivo arrivare. Avevo paura, come sempre. Speravo di ricominciare tutto da capo il prima possibile per non dover vivere a lungo quel momento di paura.
Le stelle si facevano strada prepotenti nel cielo, come avessero fretta, come se qualcuno stesse mandando avanti un video col tasto x2.
Non potevo più muovermi, il gelo aveva bloccato ogni fibra del mio essere, mi sentivo morire, svuotata di tutto l’ossigeno.
Così lui arrivava alle mie spalle, nel silenzio di un’ombra, con in mano un bastone che sembrava splendere alla luce della luna, una luna maledettamente bella che riluceva in un cielo ormai immobile.
Il suo viso era nascosto dal buio ma sentivo i suoi occhi addosso, sentivo il suo fiato pesante nell’aria fresca di una sera estiva. Mi guardavo intorno in cerca di un aiuto, di una figura amica che potesse aiutarmi. Non c’eravamo che io e lui. Conoscevo quell’uomo, riconoscevo il suo profumo, la fragranza che si mischiava con l’odore della sua pelle creando un odore unico come succede per tutti, ma era nella mia testa, non lo sentivo davvero.
La paura cresceva quando pronunciava il mio nome, mentre mi diceva “Giada, tu sei mia e di nessun altro”.  Non potevo fermarlo, sapevo che non avrei potuto contrastare quello che stava per accadere. Sapevo che stava per arrivare il colpo e non sarei mai riuscita a schivarlo.
“Urla, chiedi aiuto” diceva la voce nella mia testa. Così urlavo.
Urlavo ogni volta ma non mi sentiva nessuno, almeno credo, il dolore arrivava inaspettato ogni volta nonostante lo aspettassi puntuale. Poi tutto ricominciava, avevo perso il conto di quante volte avessi già vissuto quel sogno se di sogno si trattava.
No, un attimo, non ricominciava. Perché non ricominciava?
Qualcosa era cambiato, qualcosa mi aveva riportata indietro. Col senno di poi credo si sia trattato di voglia di libertà: la mia mente non voleva più essere prigioniera della paura, prigioniera di quell’uomo, di quel posto.
Sentivo un fastidio alla testa, l’aria che inspiravo aveva consistenza reale. Il dolore era reale, la vita era reale.
Il circolo temporale si era spezzato? Non vedevo nulla, sentivo un continuo bip che sembrava scandire il tempo. Non vedevo nulla perché avevo gli occhi ancora chiusi.
“Apri gli occhi!” diceva la voce nella mia testa, il bip si faceva più frequente, suonava al ritmo del mio cuore. Così aprii gli occhi.
Fu come se quel piccolo gesto avesse innescato una serie di reazioni nel mio corpo che tornò a vivere in un istante ma prendendosi tutto il tempo necessario per capire come doveva muovere cosa.
Quando i medici notarono il cambiamento non smisero di dire “è un miracolo!”. Il miracolo l’ho attuato da sola, con la forza del mio spirito, la voglia di vivere.
Quando mi svegliai e riuscii a formulare frasi di senso compiuto, la polizia cominciò a farmi domande. All’inizio non ricordavo altro che quel sogno, un sogno che si era ripetuto di continuo per dieci giorni di coma profondo, come se mi fossi trovata in uno di quei film assurdi in cui i protagonisti rivivono la stessa giornata in un continuo loop temporale.
Le immagini irreali del sogno lasciarono presto il posto a quelle tragiche di quella notte maledettamente reale. Il fiato corto, la corsa lontana da lui che mi parlava con una voce non sua, troppo carica di odio, sembrava un pazzo; la poca gente che incontravo per strada che mi guardava con indifferenza, il rumore della bottiglia che andava in mille pezzi colpita mentre correvo, il senso di gelo che mi attraversava le vene. Tutto si materializzò nella mia testa spezzandomi ancora una volta. Il ricordo di quel che era stato mi aveva uccisa e continuava a farlo ad ogni frammento, ad ogni dettaglio che si aggiungeva rendendolo reale e tangibile ogni istante di più.
Non dovevo essere viva, dovevo morire quella notte in quel vicolo, col mio bel vestito a fiori e le mie scarpe rosse di vernice. Mi ero fatta bella per lui, diceva di amarmi, ma lui non mi voleva così bella, non so come mi volesse.. diceva di amarmi..
Non so chi mi abbia protetta da lassù quella notte, ma se ero ancora lì doveva esserci un motivo ben preciso, lui non avrebbe più dovuto far del male a nessuno.
Lo presero con ancora il bastone in mano sporco del mio sangue e quando gli hanno chiesto il perché di quel folle gesto lui ha detto “Era troppo bella, avevo paura che mi lasciasse, lei era mia”. Non ci volevo credere, fino a quel giorno era sempre stato un uomo dolce e gentile, non gli avevo mai dato modo di dubitare di me e della mia fedeltà e devozione nei suoi confronti.
Eravamo innamorati, me lo ripeteva ogni giorno, me lo dimostrava in ogni modo possibile, io vivevo per lui e per il nostro amore. Ripensandoci mi sono spesso chiesta se non avessi mai colto qualche segno della sua ossessione nei miei confronti, ma oltre ad una forte gelosia insensata non aveva mai dimostrato nessuno squilibrio, nulla che mi facesse pensare che si trattasse di un uomo violento. I suoi amici però lo dicevano spesso: “Carlo ed i suoi scatti di ira..”. Non li avevo mai visti fino a quel giorno.. diceva di amarmi..
Come può un uomo innamorato fare una cosa del genere?

Il suo profumo mi è rimasto nelle narici. Diceva di amarmi.. ma l’amore non fa male..

domenica 4 marzo 2018

Ex tenebris - di Lorenzo Basilico

Eccomi di nuovo qui per voi oggi!
Non ho letto due libri in un giorno: ho solo messo da parte le recensioni pronte e le sviluppo una dopo l'altra!
Dunque dunque..
Questo libro non sono riuscita a collocarlo in una categoria specifica: ci sono risvolti del fantasy, del thriller, dell'horror (soft), si tratta davvero di un bel mix.
La trama è molto bella, dal passo spedito, mai noiosa.
Ho trovato molto bella l'idea del mondo "fantastico" all'ombra del mondo "reale", che può sembrare un clichè, ma sinceramente non avevo mai letto di creature soprannaturali, consapevoli della loro natura, che all'apparenza sono esseri umani normali come me e voi (più voi che me: io di normale ho ben poco!) che riescono a vivere la loro doppia vita in maniera distinta. Voi starete pensando "e Clark Kent e Peter Parker?", avete ragione, ma non mi sembra siano stati scritti romanzi su di loro..
Le creature che popolano il "sottomondo", come mi piace definirlo, non sono gli esseri stereotipati che la letteratura moderna vuole propinarci: sono originali.
L'autore scrive con uno stile molto figurativo, che mette i brividi già dalle prime righe: le parole ti amo abbracciano e ti guidano dentro le pagine, fino a farti diventare un tutt'uno con il libro.
I personaggi sono completi e chiari, i dialoghi verosimili ed attuali, così verosimili da sentire, nella propria testa, le intonazioni delle frasi di ogni singolo personaggio.
Ho trovato qualche errore di distrazione, nulla di insormontabile, dalla facile correzione.
Un difetto che mi sento di dovergli trovare, è quella voce fuori campo che ogni tanto appare, come se ci fosse qualcuno che s'intromette nel discorso.
Un libro che consiglio a chiunque volesse catapultarsi in un mondo straordinariamente reale.
Grazie Lorenzo!

Scaccianeve - di Paolo Fumagalli

Buongiorno amici sognatori!
Chiedo scusa a tutti coloro i quali mi hanno inviato i propri lavori per una recensione: mi sto rimettendo in pari, quindi presto o tardi arriverà il vostro turno.
detto questo, passiamo al libro di oggi!
Questo volume ha un non so che di poetico, il tono utilizzato nella narrazione, il modo in cui l'autore comincia ogni singolo capitolo: è tutto un continuo richiamo alla poesia secondo me, almeno io l'ho vissuta così, come un tempo venivano raccontate le favole ai bambini.
La trama è molto bella, ben articolata e ben gestita, a tratti lenta a tratti veloce seguendo l'andamento della storia e sviluppata per gradi, senza lasciare mai nulla al caso, come i personaggi: completi sotto tutti i punti di vista.
Paolo usa un linguaggio corretto e lineare descrivendo tutto, personaggi ed ambientazioni, riuscendo a trasportare il lettore direttamente nella storia.
All'inizio parte lento, non c'è molta azione ma, come dicevo prima, credo sia fatto apposta per accompagnare il lettore in un mondo nuovo.
I dialoghi sono la cosa che mi è piaciuta meno: a volte troppo lunghi e troppo impostati, rischiano di annoiare il lettore (gusti personali ovviamente).
In questa storia troviamo una gran mescolanza di razze, che si intrecciano tra di loro in maniera lineare, senza confondere, ma io avrei aggiunto ancora un tocco di magia.
Il mio personaggio preferito è stato quello della principessa Corvina: è particolare, dalle varie sfaccettature, una persona comune nella sua particolarità (concetto forse contorto, ma spero di aver reso l'idea).
Si tratta di un libro che consiglio a chiunque voglia immergersi, per gradi, in un mondo assai particolare.
Grazie Paolo per questa bella avventura!

lunedì 26 febbraio 2018

intervista al lettore/scrittore #20 Nicholas Maurizio Mercurio

Buongiorno cari lettori!
Siete pronti a conoscere un nuovo amico?? io sì!

chi sei?

Anzitutto, ringrazio Simona per lo spazio che ha deciso di dedicarmi nel suo blog. Mi chiamo Nicholas Maurizio Mercurio e sono un ragazzino del 1995. 

sei un lettore o un autore?
Sono l'autore de la "Saga dell'Ultimo" e de "Le Rose di Elgand saga", oltre a un lettore accanito. 

Quali sono le tue letture preferite?
Adoro il fantasy, il genere storico e la saggistica; gli articoli di satira e i fumetti, oltre ai manga giapponesi. 

Quale genere scrivi?
Ovviamente io sono uno scrittore fantasy. Un giorno vorrei scrivere anche qualcosa sul genere storico inerente alla Prima Guerra Mondiale e al nostro Risorgimento. 

Quando hai iniziato a scrivere?
Iniziai a scrivere a otto anni grazie a mia madre, che mi lesse lo Hobbit. Da allora mi innamorai delle storie e credo di averne scritte un bel po'. A farlo come lavoro ho iniziato nel 2015 pubblicando l'Alba di un Cavaliere. 

Cosa ti ha spinto a mettere nero su bianco  i tuoi pensieri?
Probabilmente la volontà di lanciare un messaggio, oltre a volermi sfogare. Ai tempi per me era soltanto un lasso di tempo che mi prendevo per me e scrivevo qualsiasi cosa mi passasse per la testa. Ho compreso di voler fare questo mestiere quando ha iniziato a piacere quello che scrivo. 

Parlami del tuo libro preferito (che hai letto) e perché ti è piaciuto tanto
Io ho adorato il Guardiano degli Innocenti di Andrzej Sapkowski. È un autore che riesce ad attingere nelle sue opere molti lati dell'umanità e farli coesistere nel suo universo fantasy. È un autore che mi sento di consigliare. 

Qual è il tuo personaggio preferito in assoluto? Perché?
Probabilmente è entrato a far parte dei miei personaggi preferiti il giovane Ned Willard, de la "Colonna di Fuoco" di Ken Follett. È un ragazzo ambizioso, desideroso di cambiare le cose e farlo senza intaccare la libertà altrui. È innamorato della vita e non si arrende di fronte alle ingiustizie, ma è consapevole di poter rincorrere il vento e abbracciarlo

Parlami del tuo lavoro di autore e delle tue opere
Il mio lavoro da autore mi occupa la maggior parte di una giornata. Lavoro sulle dodici ore a più capitoli e poi rileggo tutto. Ora che è stata conclusa la Saga dell'Ultimo, mi sto dedicando a una nuova serie. Ho concluso il primo volume di quest'ultima e uscirà in estate. In totale ho scritto e pubblicato sei libri su Amazon. 

Quanto della tua personalità c’è nei tuoi personaggi?
In Argail, personaggio de la Saga dell'Ultimo, c'è molto di me. In positivo e negativo. Volente o nolente, direi che è quasi impossibile non trasmettere dei lati di noi stessi ai nostri personaggi. 

I personaggi rispecchiano le personalità di altre persone che conosci?
Di molte persone, sempre nel bene o nel male. Cerco di inserire dei riferimenti anche all'attuale situazione del mondo nei miei libri. 

Vuoi condividere con me il link  per acquistare il tuo libro?

Invieresti a un blogger il tuo lavoro per una recensione?
Se me lo chiedesse lo farei con piacere. 

Se si, se il tuo lavoro non piacesse al blogger e scrivesse una cattiva recensione, come la prenderesti?
Io credo che sia necessario accettare i risultati conseguiti in qualsiasi ambito. Ci dimentichiamo che dietro a una blogger c'è una persona che ha i suoi gusti e ovviamente può trovare delle imprecisioni. Bisogna prenderlo come uno stimolo per crescere e migliorarsi. De gustibus non disputandum est. 

Quanto conta per te la copertina di un libro?
A essere sincero, l'unica copertina per cui ho speso qualcosa è per "Il Signore dei Giusti". Per il resto ci ha pensato una mia carissima amica. 

Quanto incide il genere sulle vendite?
Direi abbastanza. Il genere che più va in questo momento è il romance, ma non è una critica che voglio muovere. È la logica del mercato e sinceramente non posso che essere felice che le persone leggano qualcosa. Per quanto riguarda il fantasy e i miei libri non ho mai avuto periodi negativi. 

Ci sono autori italiani che ti piacciono? Perché?
Certo, mi garba molto Valerio Massimo Manfredi, Italo Calvino, Roberto Saviano, Camilleri, Eco e adoro Cecco Angiolieri, Dante e Petrarca; Leopardi e Tasso, Pascoli e il Cantico delle Creature di Francesco d'Assisi. Perché? Fanno parte della nostra storia e sono i nostri maestri.


Hai qualche titolo da consigliare ai lettori di questo blog?
Sì, mi sento di consigliare assolutamente "Il Sentiero dei Nidi di Ragno" di Italo Calvino. Parla di un periodo particolare della nostra storia che merita attenzione e deve essere tramandata alle future generazioni.

Ringrazio Nicholas per essere stato con noi oggi a parlare di sé e del suo lavoro!