..ma a me piace anche il cinema..

venerdì 11 maggio 2018

intervista al lettore/scrittore n. 21 Francesco Tenucci

Buon pomeriggio cari lettori!
Quest'oggi conosceremo un nuovo amico, un amante del mondo fantastico un po' retrò!
conosciamolo insieme, vi va?

nome:Francesco Tenucci

sei un lettore o un autore?Entrambi, perché, a mio modesto avviso, per diventare il secondo occorre essere stati il primo. E occorre rimanerlo sempre.

Quali sono le tue letture preferite?I grandi, i Classici di tutte le epoche e di tutte le nazionalità. Coloro che abbiano avuto qualcosa da dire all’umanità.  In particolare, prediligo la letteratura anglosassone: Tolkien, Lewis, Chesterton, Marshall, Wodehouse, O’Brian. Ma anche Italiana come Guareschi e Tombari. Ho avuto la fortuna di ricevere una formazione classica e leggo, con piacere, qualsiasi autore abbia da additarmi una tappa lunga l’impervia e interminabile via che conduce alla consapevolezza. Sa Seneca a Jung. Da Platone a Hellinger.

Quale genere scrivi?In fondo, si potrebbe dire gli stessi che leggo. Senza pretendere di raggiungere le vette del nomi citati, sia chiaro. Intendo dire, che sia il genere della narrativa classica, che il fantasy classico, nei quali mi son espresso secondo l’ispirazione del momento, hanno sempre rappresentato la crescita spirituale del protagonista e, ci si augura, dell’autore. “Aiace, il Paese delle Nuvole” e il suo seguito “Tutti mi dicon Maremma”, son ambientati, è vero, nella Maremma Toscana, ma poche altre terre in Italia son così strabocchevoli di leggende, storie e miti che le leghino strettamente al  Nord Europa e, in particolare all’Inghilterra. Basti pensare all’eremo di San Colombano a Canino, il santo che convertì Irlanda, Scozia e giù, giù fino a noi. O a San Guglielmo di Malavalle, valle maremmana, che, prima della conversione era Duca d’Aquitania. Per non parlare della Spada nella Roccia, che si trova, in realtà, a San Galgano in provincia di Siena. Ma, davvero, gli esempi si sprecano. E tutto ciò ha profondamente influenzato il mio animo e il mio stile. Non a caso la storia dell’ultimo romanzo fantasy, “I Tre Regni”, appunto, nasce in Toscana, si sviluppa in Scozia e proprio nell’eremo di San Colombano si compie e conclude. E sempre nelle cupe brume e saghe che avvinghiarono gli albori eroici dell’umanità in cui si dibatté il Beowulf, combatte, ad esempio, il mio assai più modesto Anselmo in “Anselmo dei Boschi”.

Quando hai iniziato a scrivere?Quando è nato il mio primogenito. La sua venuta ha stappato qualcosa in me, imbottigliato da tutta la vita E’ stata una benedizione in ogni senso. Come il famoso sasso che cade nello stagno. 

Cosa ti ha spinto a mettere nero su bianco  i tuoi pensieri?All’inizio un premito insopprimibile che non sapevo spiegarmi. Ora, dopo quasi vent’anni, ho compreso che si trattava del desiderio di consapevolezza. L’unica vera via per la libertà, mai disgiunta dalla Fede, ma altrettanto essenziale.

Parlami del tuo libro preferito (che hai letto) e perché ti è piaciuto tanto.Credo che ogni uomo abbia un libro nella sua vita. Un libro guida. Il mio è stato “Il Signore degli Anelli”. Me lo lesse per la prima volta ad alta voce mia madre, quando avevo tredici anni e la varicella. Da allora l’ho riletto altre undici volte. E ogni volta, al termine, piangevo, perché avvertivo distintamente che Frodo Baggins, o meglio, Sam che rappresenta Frodo adulto, era riuscito a liberarsi del suo anello. Del suo padrone oscuro. Del suo persecutore. Alla fine ce l’ho fatta anch’io, ma quel libro, beh, vorrei quasi dire che mi ha salvato la vita.

Qual è il tuo personaggio preferito in assoluto? Perché?Potrei dire Gandalf, lo stregone sempre de “Il Signore degli Anelli”, perché rappresenta il sapere volto al bene, pur racchiuso in un carattere impetuoso. Un po’ come il mio. Colui che non si arrende mai. Nemmeno alla morte. Colui che, grazie a ciò che sa e può, alla fine compie la sua missione contro ogni aspettativa e trova la pace. Tuttavia, forse, son molto più vicino a Frodo di quanto non voglia ammettere. Il bambino che si trova in ognuno di noi e che è chiamato a lottare contro il mondo degli adulti. Contro forze soverchianti, solo vinte le quali, a costo di un dolore indicibile e della rinuncia a tutto, potrà evolversi nell’adulto Sam.


Parlami del tuo lavoro di autore e delle tue opere.E’ il lavoro della mia vita. Non dal punto di vista economico, bensì formativo. E’ la lenta e mai facile conoscenza di me stesso che mi detta una trama sconosciuta, un capitolo dopo l’altro, al fine di condurmi per mano verso la verità riposta dentro di me. Ma per arrivarci…che fatica! Quando inizio a scrivere un libro non ho la più pallida idea di dove mi porterà. Non conosco la trama e nemmeno i personaggi. Si può dire che non ne sappia assolutamente nulla. Lo scritto si sviluppa da sé e tutto mi viene suggerito nei sogni, nei viaggi, nella Natura, nella preghiera. Io mi limito a fornire mani e parole.

Quanto della tua personalità c’è nei tuoi personaggi?Più di quanto sia disposto ad ammettere!

I personaggi rispecchiano le personalità di altre persone che conosci?Sì, in parte. Nei libri di narrativa toscana classica si narrano vicende di molti personaggi reali, sebbene romanzati, ma, comunque, essi tutti tendono e contribuiscono alla crescita del protagonista, sia pur solo come contorno poetico che ne nutra l’animo. Nei fantasy, invece, potremmo dire che molti di essi rappresentino le paure o incarnino le conseguenze di fatti nascosti nel passato remoto.

Vuoi condividere con me il link per acquistare il tuo libro?Beh, se proprio insisti, come dire…?! Ben volentieri 



Invieresti ad un blogger per far recensire il tuo lavoro? Con vivo piacere.

Se sì, se il tuo lavoro non piacesse al blogger e scrivesse una cattiva recensione, come la prenderesti?Vorrebbe semplicemente dire che le nostre anime non sono assonanti. Può capitare. Pax et bonum fratres!

Quanto conta per te la copertina di un libro?Inutile nascondersi che, a questo mondo, l’aspetto esteriore abbia la sua importanza. Come recita il proverbio: “Chi non è bello fortuna non ha!”.

Quanto incide il genere sulle vendite?Immagino che ciò sia sin troppo legato alle mode. Certo mi piacerebbe pensare che contasse il contenuto a prescindere da tutto il resto, ammesso che valga qualcosa, ma temo proprio che non sia sempre così.

Ci sono autori italiani che ti piacciono? Perché?Credo che pochi altri popoli abbiano avuto una produzione letteraria paragonabile alla nostra per quantità e qualità. Rileggo sempre con rapimento il Maestro Dante. Come Tomasi di Lampedusa che così bene descrive il Sud d’Italia e il suo carattere tutt’ora sopravvivente, o Pirandello che altrettanto bene dipinge gli Italiani e gli uomini in generale. E poi Giovannino Guareschi, il poeta delle cose semplici, le più importanti. 

Hai qualche titolo da consigliare ai lettori di questo blog?Volentieri. Vorrei suggerire l’intera opera di Claudio Naranjo, in particolare “Gli enneatipi nella psicoterapia” e “Carattere e Nevrosi”. Libri che aiutano davvero, chi davvero lo desideri.
Grazie infinite per la graditissima intervista che ha costituito un privilegio e genuino piacere.


Grazie a te Francesco: è stato un vero piacere conoscerti!

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