"il male non è soltanto di chi lo fa: è anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce" (Tucidide).
con questa citazione comincia questo romanzo.
anche questo è un libro che ho letto anni fa, mentre mi trovavo in Afghanistan.
non si tratta assolutamente del mio genere preferito, ma ho amato questo volume.
parla di soldati, parla di alpini, parla di guerra, di coraggio, di sofferenza, di amore ed amicizia, un'amicizia che va oltre il semplice frequentarsi, ma del viversi ogni giorno e lottare insieme contro le avversità.
spesso ho pianto leggendo dei fatti avvenuti durante quei periodi bui di cui nessuno ormai parla più, non solo per le situazioni di cui leggevo, ma soprattutto perché, a mio modo, sono anche io diventata amica di quei soldati. sarà stato il contesto in cui l'ho letto, in condizioni comunque disagiate, dove l'acqua corrente è un lusso e devi coprirti bene perché di notte a -30 ti si congela anche l'anima. sarà per questo, ma a tratti mi sono sentita, col cuore e la mente, sul campo di battaglia con quegli uomini, con i piedi che facevano male e lo stomaco che brontolava e faceva male per i crampi della fame, ma si doveva andare avanti, perché si sa: chi si ferma è perduto.
si tratta di un libro che tutti i giovani dovrebbero leggere, quelli che si lamentano di tutto ma che hanno tutto, quelli che si tirano indietro al minimo ostacolo. queste sono storie di chi non si è arreso, di chi ha lottato fino alla fine, a volte fino all'estremo sacrificio, per dare la possibilità a noi di vivere la vita che stiamo vivendo come la stiamo vivendo.
è un libro che consiglio davvero perché, una volta letto, non si è più la stessa persona che si era prima.
bisogna riflettere a lungo, perché questo libro racconta quella parte della storia che nei libri di scuola è descritta come "c'è stata la guerra, loro hanno vinto"... beh, dietro queste frasi banali, c'è molto, molto di più.
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