Dopo il grande successo dell'iniziativa #raccontoimprovvisato nel gruppo "scrittori e lettori fantasy" di Facebook (qui il link al gruppo https://www.facebook.com/groups/558862187586176/ ), si è deciso di raccogliere tutti e quattro i racconti, di vari generi fantasy e farne un unico post qui.
di seguito troverete il fantasy classico, scritto a più mani, seguendo gli sviluppi dettati dalla fantasia dei vari partecipanti! buona lettura!!!
Era una notte fredda, la neve aveva ricoperto
qualunque cosa e l'oscurità era illuminata da una luna piena che rifletteva la
sua luce sul manto bianco.
Zoya
e Deso correvano tagliando l'aria ferma e gelata, spezzando il silenzio
ovattato che li circondava con il rumore dei loro passi frettolosi. Scappavano
verso il bosco, scappavano lontani da qualcuno, qualcuno che li cercava per
ucciderli. I pensieri dei due ragazzi correvano veloci come le loro gambe e
inciampavano spesso negli istanti appena trascorsi, in quella casa buia e
spaventosa, con quell'uomo che li aveva torturati con incantesimi proibiti, con
la magia oscura, con parole che avevano anche paura di pensare.
Lui voleva
sapere, voleva conoscere l'esatta ubicazione dell'amuleto, l'amuleto che si
credeva perduto, nascosto dagli stregoni bianchi secoli addietro. Il segreto
era tramandato di padre in figlio nelle famiglie di Zoya, ultima erede della
famiglia Deyron, e di Deso, ultimo della discendenza degli Zydra.
Se il mago
oscuro fosse riuscito ad estorcere quell'informazione, dalle menti stanche dei
ragazzi, sarebbe stato l'inizio della fine del loro mondo.
Quando i ragazzi arrivarono al limitare del
bosco, si fermarono di scatto, col fiato sferzato per la lunga corsa, le gambe
dolenti a causa delle torture dei giorni precedenti.
«Che facciamo?», chiese Zoya a Deso tenendo lo
sguardo nell'oscurità della foresta. Cadevano dei fiocchi di neve, che si
attaccavano ai capelli lunghi dei due ragazzi. Il freddo pungeva sferzante
sulle loro mani, prive di guanti imbottiti. Vrenno li aveva spogliati; si era
fatto aiutare da qualcuno, che era rimasto nell'ombra mentre li torturava e
ripeteva la stessa domanda da ore, ma loro non avevano mai vacillato. Erano
stati addestrati per sopportare la magia del sangue.
«Allontaniamoci da qui», rispose Deso
guardando davanti a sé l'immensa brughiera ricoperta dalla neve. «Quel bastardo
non si arrenderà. Sa quali informazioni abbiamo.»
«Sa fin troppe cose», replicò Zoya senza
esitare.
«Ad
esempio?»
Zoya
non rispose e Deso, non capendo il perché di quel silenzio improvviso, le si
avvicinò.. in tempo per cogliere quel suo sguardo dilatato, assente, lontano
anni luce nello spazio e nel tempo. Conosceva quello sguardo, se Zoya era
fisicamente lì insieme a lui la sua mente era altrove, in balia di chissà cosa,
in chissà quale altro contesto, in tempo per vedere chiaramente Vrenno urlare
ordini a destra e a manca, livido di rabbia, resosi conto degli eventi sfuggiti
al suo maniacale controllo. "É molto, molto arrabbiato.." mormora
infine Zoya, sfinita, al termine di quell'insolita visione.
Udendo quelle parole, Deso sospirò col suo
tipico sorrisetto altezzoso. «Da lui non mi aspetterei altro. È un fanatico. Se
non sacrifica qualcuno un giorno sì e l'altro pure, si rattristisce. È
arrabbiato? Be', pensa quando è triste, dannato lui. Ora che cerca con
ostinazione quell'amuleto, immagina quanto sia incline a uccidere.»
Zoya
non si sapeva spiegare in che modo Deso potesse scherzare. Erano stati
torturati e quasi uccisi, e quello stregone li stava ancora cercando. Lo
avvertiva.
Mentre Zoya si incupiva nel rimuginare, una
luce bianca, abbacinante, li investì con tutto il suo calore.
«Seguitemi,
forza!» Una figura luminosa, una donna bellissima, lasciò i due ragazzi a bocca
aperta, Deso protestò «Ma lui ci vedrà!» espresse senza indugio la sua
preoccupazione. La luce emanata dalla donna era così forte che l'avrebbero di
sicuro vista anche nelle viscere della terra, ma la creatura luminosa sorrise
di una dolcezza di cristallo e li attirò a sé muovendo appena una mano, in un
gesto delicato. I due fanciulli si sentirono sollevare da terra e trasportare
verso la donna «Ma, ma... Ma chi sei?» chiesero in coro, prima di sparire alla
vista di chiunque...
I
due giovani erano avvolti da una luce calda, sinuosa e sembrava che risanasse
le loro ferite. La paura che li aveva accompagnati sino a quel momento era
qualcosa di lontano, quasi un vago ricordo. C'era quella donna dai lunghi
capelli di seta che li osservava con occhi azzurri nei quali, pareva si potesse
ammirare il cielo. Quella creatura meravigliosa, senza parlare avvicinò le sue
mani a quelle di Zoya e Deso e, con chissà quale prodigio, fece comparire sui
loro palmi degli strani disegni che si impressero sulla loro pelle.
Nel
frattempo il mago oscuro era decisamente fuori dalla grazia divina: dopo aver
sguinzagliato i suoi sgherri affinché lesti si fossero messi sulle tracce dei
due fuggiaschi, aver impartito ordini per alzare al meglio la guardia e quindi
cercare di individuarli il prima possibile, misurava con i propri passi la Sala
principale del suo maniero, come un leone in gabbia, imprecando sommessamente
tutti gli improperi che gli capitavano per la testa. "Signore, non è così
che li troveremo" incalzò uno dei suoi lacché "troppa rabbia avete in
corpo, rischierete così di sfruttarla nel modo peggiore" cercando di
dargli qualche consiglio. Il mago sentiva salire dentro di sé un'energia nuova,
molto potente, decisamente molto forte e mai sentita prima, capace di
infondergli quella netta sensazione di essere invincibile, straordinario,
impossibile da scalfire e decisamente migliore rispetto a chiunque.. no, nessun
corso di autostima alle spalle per percepire tutto ciò, solamente la netta
sensazione nell'avvertire il risveglio di qualcosa finora rimasto silenzioso e
dannatamente latente.
Vrenno volse lo sguardo verso Mirak, uno dei
suoi servitori più fedeli. Ammirava allo specchio la sua figura vestita con un
lungo abito nero, che celava il corpo straziato a causa di un passato nefasto
che ora stava tornando per minacciarlo.
«Sono
fuggiti a causa della tua negligenza», sibilò Vrenno calandosi il cappuccio sul
capo, i suoi occhi rossi che riflettevano sullo specchio. «Ma niente è vano;
neanche la loro fuga. Ora è tutto più chiaro.»
Intanto Zoya e Deso, ancora affascinati da
quei simboli luminescenti sulle mani, venivano condotti attraverso cunicoli di
pietra e radici d'albero, al cospetto dei Signori della Foresta.
Difatti
era là al centro della sala delle sfere, che la dama di luce terminò il suoi
passi. Il suo bagliore si era quasi del tutto spento e con il suo ultimo
scintillio , rese omaggio ai sovrani assisi suoi loro rispettivi troni. Zoya
imitò la donna nell'inchino e strattonò Deso affinché si inginocchiasse, visto
che era rimasto con la bocca spalancata a fissare le due semi-divinità.
"Zoya, Deso , avvicinatevi! Voi
discendete dalle nobili stirpi di Deyron e Zydra, nostri alleati dalla notte
dei tempi. In virtù di questa antica alleanza siamo accorsi in vostro aiuto,
poiché proteggere l'amuleto è compito della vostra gente ma anche nostro!"
Mentre
il Re della foresta parlava le ferite sui corpi dei ragazzi lentamente
svanivano, risanate dal magico propagarsi della luce che si espandeva dai
simboli luminescenti sulle loro mani.
Magia richiama magia, lo sappiamo tutti ormai,
infatti Vrenno sentì tra le labbra l'aspro sapore del presentimento: tutt'altro
che rilassato - il solito infuso di biancospino e Melissa a nulla sarebbe
servito questa volta - si avvicinava senza indugi al leggio che al solito
ospitava il suo Libro del Saper Tutto. Ringalluzzito dall'entusiasmo del
momento, le mani frenetiche sfogliavano le antiche pagine sino a scovare quella
desiderata "Eureka!" gridò, con tono entusiasta, facendo cenno al suo
servo di avvicinarsi a lui "tieniti pronto: sto per aprire un varco
temporale per poterli riacciuffare! Muahahahahah".
Zoya e Deso si guardarono per un istante,
increduli per ciò che udivano le loro orecchie. Avevano udito molte storie sui
Re della Foresta, e sui loro poteri di guarigione che in quel momento li stava
guarendo dai patimenti di alcuni giorni prima.
«Grazie», affermò Zoya facendo un passo in
avanti verso il trono del Re, non percependo più dolore alle gambe. «Se non
fosse stato per voi, noi...»
Il re, che si alzò dallo scranno, intervenne
prima che potesse finire: «Se intendete fermare Vrenno non potete restare qui.
Lucia vi ha condotto su questa strada affinché poteste riposare. Siete ospiti
in questa terra, e nient'altro.»
«Padre, sono alleati, non nemici. Hanno
bisogno di ben altro che di queste parole», commentò la giovane dama,
affiancandosi a Deso. «Il loro popolo è minacciato. Dobbiamo avvertire il loro
re, affinché le armate giungano alla foresta.»
Re
Breus la fissò con freddezza. «Nessun esercito entrerà nella nostra foresta.
Che mangino e dormano al sicuro, dietro i nostri alberi. Più di questo noi non
possiamo fare.»
Il varco che Vrenno riuscì ad aprire
pronunciando parole oscure, che riecheggiarono tutto intorno intimorendo il suo
servo, lo portò nella foresta, tra gli alberi secolari immersi nel candore
della neve, lui si guardò intorno senza capire.
Intanto, nelle profondità della terra, il re
Breus sentì vibrare le radici dei suoi amici alberi, mossi da una forza oscura,
così capì, capì che il male si era infiltrato in quei luoghi sacri.
"Lucia,
nascondi i nostri ospiti e dà loro qualcosa che li rinvigorisca, vestili e
curali, e tu Madex, chiama le guardie: andiamo in superficie" disse
voltandosi verso il capo delle guardie che aveva osservato le scene dall'ombra
della sala del trono.
Il silenzio che la neve è capace di creare è
qualcosa di innautrale, ovattato, lontano ed affascinante: inerdetto si trovò
Vrenn inizialmente, giacché guardandosi intorno non si vedeva null'altro se non
natura e bosco. Un improvviso mal di testa, però, con annesso pizzicore dietro
la nuca laddove il marchio dell'ordine in cui aveva fatto l'apprendistato era
ancora visibile, lo avvertiva di quanto la luce potesse essere effettivamente
nei paraggi.. "Si.. li sento" gracchiò il seguace che si è portato
appresso "Sento i loro odori, la loro paura, ma qualcosa mi impedisce di
comprendere bene dove si trovano" rivelò, dando così informazioni al
Padrone in attesa.
"Vogliamo
venire anche noi!!" gridarono Zoya e Deso nell'udire le disposizioni del
Re "E' colpa nostra se Lui è qui.. vogliamo aiutarvi!" consapevoli
del pericolo imminente.
Il re li ignorò, prese la spada che gli
porgeva Madex e si avviò verso una porta che si apriva nel buio più profondo
della terra. Lucia prese per mano i due ragazzi, rimasti increduli dalla poca
considerazione che il re aveva dato alla loro presenza lì, li trascinò via
pregandoli di non fare storie; li portò in una stanza adiacente, piccola ma
accogliente, in cui erano stati portati abiti puliti ed acqua calda.
Si
lavarono controvoglia ed indossarono quegli abiti caldi e comodi, ma poi
qualcosa catturò la loro attenzione, una serie di urla strazianti che
provenivano dalla superficie, segno che qualcosa di orribile si stava
consumando sulle loro teste; in quel momento le loro mani si cercarono e,
quando si trovarono, una forte luce li avvolse, un potere che non avevano mai
saputo di avere dentro loro stessi si sprigionò e si sentirono trascinare verso
l'alto.
Si
ritrovarono ad aleggiare sullo scontro violentissimo tra le forze del bene e le
forze del male. Spade lucenti scintillavano inutilmente contro nemici protetti
da un'aura magica che li rendeva inattaccabili e invincibili. Sembrava che
tutto stesse per compiersi a vantaggio del perfido Vrenn e della sua schiera
malefica quando Zoya e Deso riuscirono a proiettare un fascio della luce
splendente che li avvolgeva giù nella mischia.
Il
bagliore, intenso e caldo, raggiunse i duellanti, investendo in pieno tutti
quanti. Ma, mentre il Re della foresta e i suoi uomini beneficiavano di quel
dolce tepore, Vrenno e i suoi accoliti cominciarono ad avvertire un fuoco sulla
pelle. I fascio di luce dei due giovani stava cominciando a consumarli
rapidamente: due dei servi di Vrenno già si dimenavano al suolo.
"Nooooo"
ringhiò Vrenno, nel vedere i suoi diventare vittime di quel maledetto incanto
luminoso "io voglio l'amuleto e lo avrò, costi quel che costi!!"
visibilmente adirato, pieno di sé, spocchioso nonostante tutto. Sollevava il
braccio destro lentamente, quel tanto che bastava per poter così alzare il
bastone che reggeva in quella mano, suo compagno fidato di scorribande di
questo tipo: pochissimi gli istanti, forte l'ammasso di energia richiamata,
mentre la mente si dilatava il giusto sì da cercar nei forzieri della
conoscenza il necessario da adoperare al momento.. attimi, come se tutto
intorno si fosse fermato, apprezzando il bruciore dell'ars che sotto la pelle
spinge e si muove, come fiume in piena che scrosciante e poderoso minacciava la
rottura prossima degli argini ormai deboli, così prorompente fu il flusso
magico che rispose all'antico richiamo e quand'Egli, con gesto maestoso ed elegante,
energico e convinto, riabbassò quel braccio sì da permettere all'estremità
inferiore del bastone di cozzare contro il terreno: un lampo squarciò il
terreno sottostante, lasciando così che guizzi di luce nera come l'inchiostro
più puro potessero diramarsi e cercare, violentemente, di farsi strada sino ai
suoi Adepti e, raggiuntili, innalzare una sorta di coltre oscura a mo’ di
barriera, capace di lenire le ferite - forse - e di rinvigorire coloro che si
erano piegati sotto l'attacco nemico "Aaaaaaaaaaaaah" un urlo
liberatorio, il suo, mentre nella mano il bastone prese a vibrare, catalizzando
l'energia accumulata sicché l'incanto potesse effettivamente andare a segno.
Non fu chiara la durata, certo, ma fu necessaria per cercare quanto meno di far
resistere le sue fila.. "Non dobbiamo mollare... mai!!!" accompagnato
da un ringhio sconosciuto.
Ma, proprio mentre Vrenno credeva di aver
rinvigorito sufficientemente le proprie forze, qualcosa accadde davanti a Zoya
e Deso: l'amuleto si materializzò.
Incanalando
dentro sé la luce emanata dalla coppia, l'antico manufatto la restituì con
forza decuplicata in direzione dei servi dell'oscurità. Una smorfia di rabbia e
paura apparve sul volto rugoso di Vrenno.
Colto
dall'immane potenza della luce, Vrenno dovette abbandonare ben presto l'incanto
con cui sosteneva i propri seguaci per poter difendere se stesso. In un batter
d'occhio, questi vennero carbonizzati e ridotti in cenere. La barriera
d'energia magica, però, non era sufficiente a garantire l'incolumità sia di Vrenno
che del suo fedelissimo: abbandonó anche lui al proprio destino.
Ormai solo, Vrenno contava di riuscire a
difendersi fino all'esaurimento di quell'attacco luminoso. Con sua somma sorpresa,
però, l'intensità del potere scatenato dai ragazzi attraverso l'amuleto non
accennava a scemare. Tutt'altro!
Il mago oscuro dovette scavare a fondo per
resistere alla forte pressione esercitata su di lui; il popolo della foresta
vide i suoi tratti mutare, la sua pelle raggrinzire sempre più sotto il peso
della colonna di luce.
Schiacciato
al suolo, Vrenno era a un passo dal cedere quando una voce sinistra echeggiò
tra gli alberi: la voce di chi aveva mosso i fili fin dal principio; la voce di
colui che aveva instillato la brama di potere nella debole mente di un giovane
Vrenno.
"Sei
sempre stato un incapace" esordì quello che pareva un uomo, ormai avanti
con l'età, che sosteneva il suo passo incerto e sbilenco su un bastone la cui
estremità superiore pareva luccicare di color rosso rubino. "Sono bambini,
ragazzetti, giovani.. e tu qui, a farti piegare dal loro insulso potere per
cosa poi?" lo provocò, lo rimbrottò, come solo un Maestro fa con il suo
non più giovane Allievo "Prima te li sei fatti sfuggire e ora.. ora hai
l'Amuleto lì, a un passo da te e cosa fai..?" blaterava, muovendosi
lentamente verso la zona del contrasto.
"Avevo riposto in te grandi speranze,
Vrenno. Contavo di poter riavere più di quanto avevo lasciato anni fa",
continuò il mentore del mago oscuro, "e invece tu mi costringi a tornare
in questo mero simulacro."
Con tono sadico concluse la propria invettiva:
"Vorrà dire che farò mia la tua carne!"
Dal
suo bastone si propagarono una moltitudine di spettri che andarono a schermare
la luce proveniente dall'amuleto; nel contempo il mentore calò sul suo allievo
appropriandosi del suo corpo stremato.
Il corpo di Vrenno si sollevò dal terreno; gli
spettri, ormai sazi della luce assorbita fin quasi a estinguerla, vennero
risucchiati nuovamente nel bastone. Le fattezze del mago oscuro, da grinzose
qual erano diventate poco prima, ripresero colore e tonicità; due occhi rossi
come la brace rilucevano sinistramente sul suo volto.
"Vivo!
Ancora un volta, vivo... e potente!", decretò, scagliando scariche oscure
che prostrarono tutti i presenti.
Le spettrali emanazioni si contorcevano
intorno al corpo del mago oscuro, quindi si allungavano per ammorbare la natura
tutt'intorno: l'erba, i fiori, gli insetti, tutto moriva; gli alberi venivano
spogliati delle proprie chiome. Il nefasto essere si beava di ciò, ma il suo godimento
maggiore gli veniva dagli sguardi atterriti degli abitanti della Foresta. Più
questi mostravano timore più lui si sentiva inarrestabile.
"Ekreon,
infine sei tornato tra i mortali... proprio com'era stato predetto dal nostro
avo comune", dichiararono i due nuovi venuti che, intabarrati in pesanti
armature, si ergevano al limitar del campo di battaglia.
Il corpo di Vrenno altro non era che un
simulacro d'un qualcosa privo di vita: al posto suo, invece, tutt'altro si ergeva
ormai, ed era un nuovo nemico da sconfiggere per i nostri giovani eroi. Zoya e
Deso rimasero di stucco "No.. non era previsto, tutto questo" mormorarono
insieme, provati anche loro dallo sforzo della battaglia. L'alba del nuovo
giorno sembrava ancora lontana, le tenebre di quella notte sembravano essere
più pesanti del solito, lasciando che solo la luce delle creature del bene
potesse pulsare al meglio, facendosi notare.
"Finalmente..."
si girò il vecchio, sollevando quel bastone, mostrando a tutti d'essere
terribilmente ringiovanito, tutt'altro che ingobbito, nuovamente forte,
prestante, nuovo, come se fosse rinato "Per tutti questi anni ho atteso
che quell'idiota del mio Allievo facesse tutto questo per me.. che usasse
l'incanto proibito per poter finalmente piegarsi al mio potere.." spiegò,
attirando l'attenzione dei presenti. "E ora..." guardando i due
ragazzi "Consegnatemi l'Amuleto: è mio, è sempre stato mio perché io l'ho
creato e a me deve tornare.. " tendendo la mano, restandosene in attesa.
Ekreon dovette arrestare il suo avanzare in
direzione dei ragazzi quando nuove voci ne richiamarono l'attenzione.
"Zyall... Dellion...", pronunciò, a
metà tra l'incredulo e il gioioso, il re della Foresta vedendo i suoi alleati -
nonché genitori dei ragazzi - esser giunti per dar man forte assieme ai loro
seguaci.
"Alzati, re Breus. Il tuo popolo può
ancora battersi per la propria sopravvivenza", lo incitò Dellion.
"Se uniamo le forze, quest'essere immondo
lascerà presto queste terre... una volta per tutte", gli fece eco Zyall.
Invaso da un tumulto rabbioso, Ekreon liberò i
propri spettri contro i paladini appena giunti. La sua rabbia crebbe nel
vederli respinti con facilità da uno dei due.
"Come
ti dicevo, Ekreon, il nostro avo è stato lungimirante." Dellion parlava
con calma, forte dell'arma che stringeva in pugno. "Tenendoti nascoste
alcune pagine del Luminarium, ti ha privato del sapere su Exilia, la spada di
Luce. Essa e l'Amuleto, assieme, ci daranno modo di esiliarti per sempre da
questo mondo."
"No. Non sono... Non posso essere
soltanto... Cenere. Non dopo quanto ho fatto per il maestro. Io... Io sono
stato... Tradito", pensò Vrenno sbarrando gli occhi all'improvviso. Il
cielo sopra di sé era nero. Mentre si rialzava adagio, percependo l'odio dentro
di sé che lo aveva colmato per tutti quegli anni, udiva le voci dei suoi avi e
di chi un tempo era stato suo mentore. Gli ripetevano di finire il lavoro,
uccidere chiunque avesse di fronte e fosse pronto ad attaccarlo di nuovo.
Reggendosi a stento in piedi, avvertiva la sua anima priva dell'oscurità di cui
era stato servitore, e gli sembrava di scrutare la luce di un passato che aveva
dimenticato. Respirava l'aria densa e fredda di quel giorno, le mani lungo i
fianchi e pronte a colpire.
«Non
amo chi mi colpisce e poi scappa», sibilò. «Non lo amo... Per niente.»
Ekreon era furente. Scatto verso i paladini e
fece guizzare nuovamente i suoi spettri. Dellion sorrise. Zyall gli si porto
davanti e, alzando lo scudo di giada e ametista, parò l'attacco con non poco
sforzo; Dellion portò indietro il braccio con cui reggeva Exilia e poi la
scagliò via. La spada si conficcò nel terreno a pochi passi da Deso.
"Prendila, figliolo! Uniscila all'amuleto
e incanala assieme a Zoya la Luce che avete dentro di loro.
Ekreon urlò, realizzando d'esser stato sviato,
e tornò lesto sui suoi passi con gli artigli protesi. Prima che raggiungesse i
ragazzi, ancora impreparati alla difesa, qualcosa lo bloccò. Le preghiere di
Breus, e della sopraggiunta regina Andelia, avevano persuaso gli alberi a
vincere la paura dell'oscurità. I rami si erano allungati, imprigionando Ekreon
in una fitta gabbia legnosa.
Deso, spronato ancora una volta dal padre,
aiutò Zoya ad alzarsi, recuperò Exilia e incastonò l'amuleto nel centro del
forte della spada. I due ragazzi, reggendo entrambi l'arma, fecero esplodere la
loro Luce, concentrandola nella lama di Exilia attraverso l'Amuleto.
Ekreon frantumò la gabbia con gli spettri ma
non ebbe tempo di portare un attacco: il fendente di luce già incombeva su di
lui. Fece l'unica cosa possibile, si schermò dietro un oscuro scudo di spettri.
La lama di Luce impattò sugli spettri che, sorretti dallo spropositato potere
del loro padrone, ressero il colpo.
"Non amo chi mi colpisce e scappa",
sibilò la voce di Vrenno nella testa di Ekreon. "Almeno non finirò da solo
nell'oblio eterno."
Il mago oscuro recuperò per un attimo il
controllo del suo corpo, quel tanto da far affievolire il potere dato agli
spettri.
Il fendente di Luce trovò così un varco
nell'oscura barriera, la divise in due e raggiunse il proprio obiettivo.
Ekreon subì il colpo in pieno. Il calore lo
invase, lo avvolse e lo consumò sotto gli sguardi vittoriosi dei presenti.
Un
nuovo giorno, privo di tenebre, si aprì al mondo ormai libero dalla minaccia
millenaria.
studio dei personaggi a cura di Francesca Resta
studio dei personaggi a cura di Francesca Resta
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